La porfiria

Dietro al mito del vampiro si nasconde anche un altro fattore che ha portato alla creazione del “succhiasangue”: una rarissima malattia, la Porfiria. Trasmessa in genere per via ereditaria, questa sindrome clinica (o meglio gruppo di sindromi cliniche) colpisce il sangue: è determinata cioè da un alterato metabolismo delle porfirine (pigmenti rosso porpora), dovuto a una mutazione genetica della biosintesi dell’eme, gruppo prostatico dell’emoglobina. Si distinguono due gruppi: le porfirie acute, che sono dovute all’assunzione di sostanze come farmaci, a variazioni ormonali, infezioni o a diete particolari, e le porfirie cronache, trasmesse appunto geneticamente e quindi presenti dalla nascita. Proprio in questo secondo gruppo si ritrovano impressionanti corrispondenze con la figura del vampiro.
Nella forma del Morbo di Gunther (CEP), i principali sintomi sono una fortissima anemia causata dalla distruzione dei globuli rossi, che causa pallore, e la fotosensibilità alla luce del sole: la persona con questa malattia deve evitare assolutamente di esporre la pelle direttamente al sole, perché la zona si ustionerebbe causando poi lo sviluppo di bolle e cisti; provoca anche eritrodonzia, cioè una colorazione fosforescente dei denti (dovuta all’accumulo delle porfirine nel fosfato di calcio di cui sono formati i denti) dando anche l’impressione di un allungamento spropositato degli stessi. Il malato non può mangiare e, nei casi più gravi, nemmeno toccare l’aglio perché questo aumenta le tossine nel sangue. In casi rari, la malattia può provocare la retrattilità delle gengive e il rachitismo alle mani. Inoltre, la conseguente mancata assimilazione di raggi UV potrebbe deformare leggermente un viso umano che, già modificato dai sintomi sopra elencati, sembrerebbe in questo modo un “grugno demoniaco”.
Nella forma di Porfiria cutanea tarda (PCT) oltre alla fotosensibilità causa anche l’incremento della crescita di peluria all’altezza del viso, in particolare degli zigomi. Si può supporre che da questa particolarità sia poi nata la convinzione che il vampiro abbia in molte sue varianti una folta peluria simile a quella di un lupo.
La malattia colpisce anche il sistema nervoso: un malato può avere forti disturbi neurologici seguiti da una forte paralisi che lasciava il soggetto in uno stato di catalessi anche per giorni, in alcuni casi simili alla morte: ecco spiegati i risvegli “miracolosi” dei defunti dalla bare nelle epoche passate.
Oggigiorno questa malattia è quasi del tutto scomparsa e totalmente curabile; nelle epoche in cui non ne si conoscevano le cause, si tentava di curarla facendo bere al malato sangue bovino o suino; ciò non solo metteva in pericolo la vita stessa della persona, ma scatenò l’azione della Chiesa che inquisì tutti i malati di Porfiria perché considerati legati alle “forze nefaste”: non si poteva pensare altro, vedendo una persona mortalmente pallida scappare dal solo (e quindi da Dio), muoversi di notte con quel aspetto, mentre magari tentava di racimolare del sangue da bere.
Forse fu proprio la severità dell’Inquisizione che portò Stoker a connettere l’odio del vampiro verso la Croce e ogni altro simbolo religioso cristiano.